martedì 19 luglio 2011

L'ingiustizia dell'un, l'elisione dell'a

Solitamente quando sbaglio a scrivere tendo ad autocorreggermi, e tendo anche a far leggere ciò che scrivo a chi magari, per professione, è abituato a farlo.
Ma c'è un errore che, nonostante i miei sforzi, non riesco a tenere sotto controllo e, regolarmente e prepotentemente viene fuori ad ogni mio rutto letterario: Applico l'elisione dell'ultima lettera del pronome uno anche quando precede un termine di genere maschile. Probabilmente chi mi spiegò il perchè per l'uno si usa l'apocope e per l'altra si usa l'elisione mi disse che "un" esiste ed è di genere maschile, ma la mia mente sempre pronta a sostenere le rivendicazioni dei neuroni femminili (probabilmente in maggioranza anche in questo luogo) ha deciso che l'un non esiste ed uno ed una vanno sempre elisi quando la parola che segue inizia con una vocale... dice qualcuno: ma l'apostrofo consente di capire se trattasi di donna o di uomo... dico io: non credo che al giorno d'oggi un'apostrofo sia più indicativo del nome proprio di una persona o di un oggetto e soprattutto chè differenza fa se è uomo o donna se è maschio o femmina se è maschile o femminile? non sarebbe più importante sapere se trattasi di cosa o persona?
un'uomo qualunque.

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